martedì 23 marzo 2010

FRUTTI DELL'AMORE

Questi alberi, così semplici e comuni nelle nostre campagne, ai bordi dei
campi o vicino alle vecchie case coloniche e che ai nostri occhi oggi ci
sembrano quasi inutili, se non per l'ombra ristoratrice nelle calde ore estive,
hanno una bellissima e triste storia da raccontare, la storia di
Tisbe e Piramo


I due giovani erano vicini di casa e tutti i giorni si vedvano, lui era bellissimo e
lei la prescelta fra le fanciulle.
Le prime volte si guardarno dalle finestre che davano sul cortile, poi si
incontrarono per le scale ed infine si baciarono e si amarono come fanno tutti
gli innamorati.
Ma le famiglie si odiavano a morte per motivi vecchi ed ormai dimenticati e
non permisero il continuo di questo amore, quindi decisero di richiudere i
due innamorati in uno scantinato sotto al palazzo


Il loro amore era così forte che perfino il muro ebbe pena e si aprì creando
una fessura dalla quale i giovani potevano parlarsi ed organizzre un piano
di fuga.
Per lei fu facile perchè la carceriera era la nutrice anziana e facilmente
immobilizzbile, per lui ancora più semplice perchè era d'accordo.
Si danno appuntamento nel bosco sotto un gelso bianco ed una fontana.
Tisbe vi arriva in anticipo rispetto a Piramo (che deve aspettare il suo
carceriere) si mette a sedere sotto l'albero e guarda la luna riflessa nella
fontana, ma arriva una leonessa, ha la bocca ancora insanguinata della
preda appena mangiata e si disseta, la fanciulla impurita si nasconde in un
antro, ma nella fretta perde il mantello che la leonessa strappa ed
insanguina.
Quando arriva Piramo e vede la scena crede di capire che Tisbe sia stata
sbranata dalla fiera così disperato si trafigge con una spada abbracciando e
baciando il mantello della sua amata.
"Ahimè, cos'ho fatto! O sventurata: sono stato io a ucciderti amor mio! Tu
saresti stata degna di vivere una vita lunghissima, ed io invece, ti ho
costretto a venir qui di notte, da sola, in un luogo pieno di rumori sinistri,
non ho avuto nemmno l'accortezza di giungere per primo! Ma adesso basta:
la stessa notte vedrà la fine dei due amanti!"


" Ed ecco tornare Tisbe. La fanciulla ha ancora paura, nel contempo, però
non vuole deludere il suo amante. Lo cerca disperatamente con gli occhi ed è
impaziente diraccontargli i pericoli cheha evitato. Vede il gelso e non lo
riconosce più per colpa dei frutti che hanno cambiato colore; stà per andar
via quando s'accorge che lì, steso a terra, c'è l'amor suo.
= O Piramo,quale triste Fato ti allontanò da me? O Piramo, rispondimi! E'
la tua amatissima Tisbe che ti chiama = "


Ma Piramo non risponde e Tisbe si uccide con la stessa spada implorando le
famiglie a tenere almeno i loro corpi uniti per sempre e chiede al gelso di
mantenere i suoi frutti scuri in ricordo di questo loro triste amore.


Questi frutti che sembrano di sangue.